Il buio pesto della maturità

L’incubo di ogni uomo che abbia superato i cinquant’anni è senza dubbio la luce con il temporizzatore dei bagni pubblici. Perché mai, dico mai, anche la più elementare esigenza fisiologica riuscirà ad essere conclusa prima che la luce si spenga.

Per esperienza consolidata, di cui non vado fiero, il buio frettolosamente sopraggiunge anche prima che il tradizionale lungo sospiro di sollievo abbia esaurito la sua misura. Il tempo scade sempre prima che tu abbia fatto in tempo a consolarti nell’effimero compiacimento di avercela fatta anche questa volta.

Senza più un briciolo di autostima ti ritrovi ostaggio e smarrito nell’angusta e buia latrina.

Con orgoglio e frustrazione implori la tua seconda possibilità mulinando nell’aria nera e pestifera l’unica mano che ti avanza. Improvvisi un solitario balletto salvifico salutando l’amico immaginario che incontri nel momento più inopportuno della tua tristissima notte. Il tempo reale sarà un secondo, quello percepito una vita, prima che la luce infranga finalmente le tenebre scacciando i demoni che hanno preso forma per umiliarti.

Piuttosto che mettere in discussione la tenuta e l’efficienza vescicale ti rifugi nell’idea complottista che a programmare il temporizzatore sia stata l’anonima mano di un urologo travestito dal barista che ti aveva detto che il bagno fosse in fondo a destra. E non fai in tempo a ricomporre la tua stima e soprattutto ad aver esaurito il motivo impellente che ti aveva fatto correre in bagno che la luce torna inesorabilmente a spegnersi. Il tuo tempo è scaduto. Il buio è esploso, un’altra volta.

Definitivamente preda di una frustrazione prostatica, tornando a salutare l’amico immaginario, guaisci sommessamente a te stesso “Mai più…!”.

Perché ogni uomo merita una seconda possibilità. Ma se implori anche la terza perché la luce si è spenta ancora, ti serve subito una visita urologica. Oltre che alla lampadina con l’interruttore. Click.

Ovviamente.  

Bari 22 dicembre 2024